Allan Kaprow. A Bibliography.
Giorgio Maffei

I libri d'artista, dopo aver assunto sin dalle avanguardie storiche il ruolo di testimoni del complesso rapporto tra arte figurativa ed editoria, caratterizzano gran parte della ricerca tra gli anni Sessanta e Settanta. Rivendicano in quel passaggio storico la dignità di opera d'arte e mettono in gioco tutti i mezzi - scrittura, disegno, fotografia - che sono funzionali ad una espressività fatta di pensiero concettuale, segno minimale, narrazione ed azione.


In quegli anni, Allan Kaprow, con un'apparente contraddizione, declassa ripetutamente i suoi libri dalla più nobile categoria dell'artefatto ad un funzionale strumento accessorio alla sua principale attività di costruttore di Happenings. Mette cioè in relazione diretta i suoi Events con il libro.
Gli "Activity Booklets" - la definizione è sua - sono concepiti come manuali di istruzioni, strumenti per la comprensione e l'uso dell'evento con cui l'artista si esprime.
L'impianto grafico e la fotografia, che assume un ruolo narrativo, attingono insieme dalle esperienze dell'arte figurativa e delle discipline performative mentre gli statements, che accompagnano ogni libro, stimolano la realizzazione dell'evento, forniscono indizi, tracce sottili, spiegazioni suggerite e mai ne sono banale sceneggiatura.
Comunque la totale libertà che in questa condizione l'artista e i suoi partners godono, consente di liberare l'happening, ma anche la sua pubblicazione, da ogni rigidità formale e lascia aperta la scelta dei contenuti intellettuali e delle modalità di rappresentazione.
L'artista/autore diviene padrone assoluto della sua opera, materializza in sé tutte le diverse competenze – contenuto, illustrazione, grafica, distribuzione - che si riversano nel libro. Unico protagonista di un "libro-totale" dove convergono le più diverse discipline della creazione.

Questo libro sui libri di Kaprow, proprio per la sua natura di lavoro bibliografico e non critico, intende presentare per la prima volta l'intero corpo editoriale. Un contributo di conoscenza della natura formale dell'oggetto libro e delle sue innovazioni, scevro da ogni sovrapposizione interpretativa che potrà invece essere stimolata proprio da questo studio. Cerca di evidenziare la continuità e la complessità del lavoro attraverso la schedatura, le immagini ed i frammenti di testo dello stesso artista. Esalta la bellezza formale, la costruzione e la struttura dei libri e traccia una via per la piena comprensione dell'influenza che questi hanno esercitato nella storia dell'editoria artistica.


Le prime prove editoriali di Kaprow chiariscono e delimitano l'ambito di lavoro dell'artista. "Words" del 1962 è un manifesto programmatico. Si definiscono i termini del suo lavoro con una lungimirante capacità di elaborazione del proprio pensiero. Lo stretto abito di un libretto povero diventa la lapide su cui le parole e le immagini scolpiscono un solenne impianto teorico.
Pochi anni dopo, nel 1966, viene il momento di collocare la propria opera in un più ampio panorama internazionale. La nuova arte che usa l'azione, il corpo, lo spazio e la parola ha bisogno di una sistematizzazione critica e storiografica che trova luogo in "Assemblage, Environments, Happenings". Cambia anche la veste, il libro diventa possente nell'aspetto e nei contenuti. La stampa a rotocalco accentua la bellezza delle fotografie, il percorso delle pagine è scandito da evocazioni testuali, l'impaginato sperimenta la sovversione dell'impianto classico del libro. Il frontespizio, il colophon, l'indice e il saggio occupano la parte centrale racchiusa da un insieme quasi cinematografico su cui scorre il lavoro del gruppo Gutai, Lebel, Vostell, Brecht, Dewey, Knížák e dello stesso Kaprow.
Seguono tra il 1967 e il 1970 i libri "Moving", "Record II" e "Click" in cui l'artista mette a fuoco la necessità di accompagnare le sue attività performative con libri che nella fotografia trovano un valore non solo documentario, ma anche il proprio significato estetico.
Sono anche gli anni delle prime opere editoriali di Ruscha, Becher, Boltanski, Baldessari, Feldmann, Long, Penone, Warhol e tanti altri che, con poetiche ed intenzioni assai diverse, usano l'immagine fotografica come strumento che tende ad espandere il ruolo del libro oltre la sua naturale funzione culturale ed informativa.
Kaprow nel 1970 costruisce "Pose", opera a tavole sciolte inserita nel box "Artists and Photographs" curato da Lawrence Alloway per Multiples di New York dove, attraverso le opere degli artisti Conceptual, Land e Minimal del momento, si sancisce quella stretta relazione tra arte figurativa e fotografia che ne segnerà lo sviluppo negli anni successivi.
Nello stesso anno in "Days Off" Kaprow interviene sulla natura fisica dell'oggetto, il libro diventa un calendario che mostra giorno per giorno lo sviluppo degli accadimenti artistici. La carta usata è volutamente di bassa qualità, le pagine semplicemente aggraffate. E' distribuito arrotolato e avvolto in carta trasparente come un oggetto da consumare velocemente. Il libro d'artista arriva al grande pubblico, costa poco, diventa un medium comunicatore, anche etico, per un'arte democratica destinata a tutti. Conservando, anzi accentuando con un'estetica sperimentale, la sua dignità di Opera d'Arte.
Con "Time Pieces" del 1973, prodotto per un happening a Berlino, Kaprow trova la forma definitiva dell'activity booklet. Pochi elementi costitutivi che manterrà nelle opere successive: carta bianca di modesta grammatura, tipografia di minimale eleganza e fotografie in bianco/nero impaginate nel formato quadrato. Una geometria elementare dove i pesi visuali delle figure e dei caratteri tipografici interagiscono con larghe zone bianche della pagina, usata come uno spazio figurativo su cui disporre l'opera. Questi elementi formali sono propri del linguaggio artistico che si delinea in quegli anni, il respiro di un tempo in cui il segno primario è tratto distintivo e cifra stilistica. Evidente lo scambio di idee ed interessi con la generazione dei concettuali americani, con i processuali europei e i poveristi italiani. Intenti formali e poetici che non devono però far dimenticare l'uso che Kaprow fa dell'oggetto libro, sempre asservito al ruolo di documentazione degli Happenings che sta allestendo nel mondo.
Il successivo "2nd Routine", 1974, rende più complesso lo schema precedente e costringe ad invertire il senso di lettura del testo in una sorta di partecipazione attiva del lettore. L'impianto tipografico, con piccole varianti di formato e ancor maggior libertà compositiva, si protrae sino al 1975, dove la consueta copertina bianca lascia il posto ad un'alternanza con il nero totale di "Rates of Exchange".

E proprio dal 1975 Kaprow segna molti dei suoi happening con una sequenza di booklets. Rimangono le costanti del bianco/nero, delle fotografie di autori diversi, dei testi stampati con caratteri tipografici variati (ma sempre privi di grazie) e una gamma di formati che mantengono quasi sempre un rapporto costante di circa 2/3, tra altezza e larghezza. "Useful Fiction" e "Echo-Logy", 1975, producono un quasi impercettibile scarto formale. L'impaginazione delle fotografie perde rigore per trovare una maggiore libertà ordinatrice.
L'asse portante e gli allineamenti si sciolgono in un insieme disomogeneo che ricerca una nuova geometria lirica, priva di postulati teorici e governata solo da imperscrutabili leggi estetiche.
Nel 1979 con "Standards"e "Blindsight" si chiude un ciclo creativo a cui fanno seguito, negli anni Ottanta e Novanta, opere di carattere antologico.
A questo lavoro meticoloso sul libro fa da contrappunto, per l'intero percorso creativo, la realizzazione di molti manifesti, disegnati anch'essi per documentare le attività, caratterizzati da una assai riconoscibile modalità grafica in cui l'artista alterna immagini fotografiche e disegni su carta leggera di colore ambrato. Ancora una volta esercita un'assoluta indipendenza ed originalità compositiva che si spinge oltre le tradizionali scuole grafiche europee ed americane, dominata solo dal proprio pensiero estetico e dall'esigenza di chiarezza e potenza comunicativa.
Oltre ai manifesti sono escluse anche quelle opere che meglio si inseriscono nella tipologia del multiplo d'arte o del portfolio di grafica. Categorie diverse entro cui Kaprow ha lavorato ma che sfuggono al genere del lavoro editoriale. Così come questo studio ignora alcuni interventi originali in riviste internazionali, che pur costituiscono un autonomo lavoro d'arte, parte integrante di quell'attenzione che l'artista ha sempre dedicato al mezzo tipografico, ma la cui ricognizione avrebbe eccessivamente dilatato l'ambito di questo studio.
Ancora un cenno per i dischi tra cui va segnalato almeno "How to Make a Happening" a cui Kaprow affida la memoria del suo lavoro e che costituiscono una estensione sonora del suo lavoro sul libro.

La rigidità di questo lavoro antologico non sfugge al pericolo di inclusioni od esclusioni di opere che altri potranno considerare inappropriate. Sia questo libro uno strumento di conoscenza, un primo tentativo classificatorio dell'opera, cui sarà necessario sovrapporre un'adeguata analisi critica.


Note sui criteri di catalogazione.

- Il titolo indicato comprende talvolta il sottotitolo.
- Dove non siano indicati altri autori o diversi contributi si intende che il libro è interamente opera di Kaprow, nel senso della paternità dei testi e della scelta delle illustrazioni e della veste editoriale. Sono invece indicati i nomi dei collaboratori con la specificazione del loro tipo di contributo. Questo è quasi sempre evidente nella citazione del nome del fotografo, che pur operando al "servizio" dell'artista, apporta una determinante qualità estetica come autore delle immagini.
- Il nome dell'editore è citato così come appare sul libro stesso. Spesso coincide con la Galleria o l'Ente che ha prodotto l'Event cui il libro si riferisce.
- La città di edizione è quindi convenzionalmente quella dell'editore. Per evitare ambiguità di attribuzione viene specificato, per ogni città degli Stati Uniti, lo Stato di riferimento con la sigla convenzionale.
- La data di pubblicazione dell'opera è quella indicata sull'opera stessa. Talvolta si riferisce al momento della realizzazione del corrispettivo Event.
- La misura dei volumi si riferisce alla copertina ed è espressa in centimetri e in pollici, altezza per larghezza. Il tipo di legatura è semplicemente descritto con l'intento di comunicare la natura, la consistenza e il materiale adottato. Si intende per "softcover" il dorso semplicemente cucito, incollato o graffato.
- La numerazione delle pagine è raramente indicata sull'opera originale, il numero è quindi riportato tra parentesi. Le pagine sono contate "a facciata" con l'esclusione di quelle di copertina.
- E' indicata la traduzione, già presente nel booklet, in lingua diversa da quella inglese.
- Quasi tutti i booklets sono accompagnati da una citazione tratta dal libro stesso. Questa sostituisce, per scelta del compilatore di questo studio, la usuale nota critica. Kaprow ha sempre voluto "spiegare" il senso e il metodo del proprio lavoro, pertanto le sue stesse parole sono da intendersi come un sussidio alla comprensione.